VISIONI SERIALI ESTIVE: NARCOS, LOVESICK, PREACHER, THE GET DOWN E ALTRI CHE NON CI STAVANO NEL TITOLO!

Ma quindi sono finite le ferie? Diggià?!
Che avete fatto di bello? Avete viaggiato? Vi siete divertiti? Avete visitato posti nuovi?
Ecco bravi, io invece no 😀

Niente ferie per me quest’estate! C’è che a Novembre mi faccio un viaggione con l’intera famiglia, obbiettivo: sposalizio della sorella mia.
Cosa c’entra? C’entra che intende celebrare con l’intero albero genealogico, tutto quel ramo della famiglia che ha il vizio di vivere dall’altra parte del mondo ovvero in Sud America [Perù per la precisione].

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Quindi mi son dovuto tenere da parte i giorni di ferie, i soldi e lo spirito d’avventura per l’autunno. Poco male, vedrò di rifarmi 😉

Di conseguenza ho passato tutta l’estate in città, nella ridente Milano fatta per l’80% d’asfalto rovente e per il 20% di “eh ma questa è tutta afa” [ma tanto io stavo chiuso in casa con il condizionatore a +1000 e il caldo mi faceva ciao ciao con la manina].
Come impegnare ordunque queste afose giornate se non recuperando qualche serie tv che tenevo in watchlist da tipo una vita e mezza?

Che poi sarà la fortuna, sarà che sto affinando i miei gusti ma quest’anno sono riuscito a vedermi solo cose belle! Ma tanto belle!
Visto però che non potevo fare un articolo per ogni singola serie [finché non inventeranno giornate da 36 ore non troverò mai il tempo di fare tutto] vi elenco qui tutte le mie visioni estive, magari eravate curiosi di una di queste o magari l’avete vista anche voi e vi va di parlarne. O magari no ma io ve ne parlo lo stesso 🙂

Come sempre le elenco così come mi vengono in mente, senza un ordine preciso.

Let’s go!

MARCO POLO

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Partiamo dai pezzi grossi!

A me le fiction storiche non è che facciano proprio impazzire, le evito volentieri. Eppure questo Marco Polo…bello. Ma molto bello!
Come serie è fatta veramente ma veramente bene [cosa che aiuta sicuramente la visione per un malgustaio come me] e poi ha una narrazione intensa e piena di colpi di scena, di quelli tosti, che credi di aver visto l’episodio migliore della stagione e poi invece quello dopo lo supera in tutto!
Scenografia e costumi da Oscar! Voi direte “ma è una serie tv, non vince Oscar“. Me ne fotto, tutta l’ambientazione è un orgasmo per gli occhi, dai paesaggi, i palazzi reali, i costumi di quel periodo, tutta la tradizione dell’Asia orientale di quell’epoca…..Magnifico!

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La storia prosegue tra intrighi e giochi di potere, una specie House of Cards ma con barbari e guerrieri che non vanno per il sottile [non credevo che qualcuno potesse superare Claire Underwood in cazzutaggine…ma poi ho conosciuto l’imperatrice Chabi!].
Come bonus una fotografia spettacolare, interpretazioni impressionanti [Bendict Wong come gran Khan è da infarto] e anche coreografie marziali degne dei migliori wuxia [molto gradita la presenza della splendida e sempre in forma Michelle Yeoh a partire dalla seconda stagione].
Due stagioni molto ricche più uno speciale natalizio dedicato a Hundred Eyes, a insindacabile giudizio uno dei personaggi migliori della serie.
Consigliatissimo a tutti, anche a chi non mastica film storici 🙂

NARCOS

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Restiamo in casa Netflix per questa serie thriller dal taglio documentario che esplora l’ascesa al potere di Pablo Escobar, del cartello di Medellin e della diffusione delle sostanze stupefacenti nell’America degli anni ’80.
In una parola: intenso.
Perde un po’ di mordente visto il lunghissimo periodo storico che si ripercorre nella sola prima stagione [dal 1979 al 1992] e i continui cambiamenti dello status quo. Ma presi singolarmente ogni episodio riesce a esplorare le vicende non solo dal punto di vista storico [con tanto di foto e video di repertorio] ma anche personale [per le singole persone] e generazionale mostrando come la cultura colombiana e in parte quella americana siano state parecchio influenzate dal più grande giro di denaro e narcotraffico della storia.

Ottime le interpretazioni, anche se devo ammettere che solo un paio di personaggi mi hanno stupito veramente [Pedro Pascal come Javier e Maurice Compte come Horatio…..oltre ovviamente a Wagner Moura come Escobar]. Ma il punto forte della serie credo che siano la storia e gli incredibili risvolti politi e sociali che ci stanno dietro.
Quando la realtà superà la fantasia.

THE IT CROWD

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Perché fa sempre bene rilassarsi un po’ con qualche sitcom.
The IT Crowd è una serie britannica andata in onda dal 2006 al 2010 più una puntata speciale a conclusione della serie nel 2013. Mi è stata caldamente consigliata da una mia collega di lavoro perché…..bè, essenzialmente perché riprende molte delle dinamiche a cui facciamo fronte ogni giorno 😀

Protagonisti della serie è la squadra del reparto IT [quelli che “risolvono i problemi dei computer” detto in soldoni] di un’importante azienda che si occupa di non so ché.
Il team è composto da Roy e Moss, classici nerd appassionati di computer, videogiochi, film e quant’altro e bellamente ignorati dal resto del mondo [cosa facile visto che il loro ufficio si trova nello scantinato dell’azienda]. In particolare Moss si dimostra spesso incapace di relazionarsi con le persone, è pieno di fisse, non conosce bene le interazioni sociali e fa spesso ragionamenti da vero calcolatore [una sorta di Sheldon inglese…anzi, forse è Sheldon ad essere un Moss americano visto che la serie è nata un paio d’anni prima di Big Bang Theory]. Jen invece, l’ultima arrivata, non capisce un beneamato di computer ma viene messa comunque a capo del reparto IT con lo scopo [parole sue] di fare da ponte tra i tipi strani dei computer e il resto dell’azienda.

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Ovviamente la serie è fruibile da chiunque, non è strettamente legata al mondo informatico [al contrario di un Silicon Valley per dire] ed è composta da gag e dai più classici meccanismi della commedia dei fraintendimenti il tutto condito dal tipico humor british.
Una serie carina, non vi piegherete in due dalle risate [anche se in un paio di episodi c’ho lasciato giù i polmoni 😀 ] ma è un piccolo gioiellino che vale la pena di recuperare.

LOVESICK
[SCROTAL RECALL che dir si voglia]

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Continuiamo sulla scia della commedia e di serie britanniche.
Andato originariamente in onda nel Regno Unito col titolo Scrotal Recall [titolo infelice lo ammetto, ma ha quel certo non so ché che gli dona un umorismo espansivo che rispecchia perfettamente il serial] la serie segue la storia di Dylan, il classico protagonista da comedy [giovane, bianco, romantico, un po’ impacciato e con una lunga lista di storie amorose] che dopo aver scoperto di aver contratto la clamidia, si mette in contatto con tutte le sue ex per avvisarle di tale sventura.

La serie segue un canovaccio a metà tra MY NAME IS EARL per la lista che lo porta a ripercorrere il passato e HOW I MET YOUR MOTHER visti i continui flashback [dei vari incontri tra Dylan e le sue ex] e rimandi ad eventi futuri.
Ad accompagnare il protagonista in questo viaggio verso le sue passate esperienze sessuali, ci sono il migliore amico Luke, il classico donnaiolo che ragiona col membro e che spinge Dylan a fare altrettanto, e Evie [Antonia Thomas, la fu Alisha della serie MISFITS] migliore amica di Dylan e ovviamente innamorata di lui.

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Una sola stagione composta da 6 episodi da 20 minuti ciascuna. Di fatto come bere un bicchier d’acqua [o una cup of tea per restare a tema].
La serie è morta praticamente subito dopo la messa in onda, ma come accade sempre più spesso ultimamente, Netflix è intervenuta per riesumarla [cambiandogli il titolo in Lovesick] e per regalarci una nuova stagione [o nuovE stagionI, a seconda del gradimento] prevista per questo Novembre.
Vista la velocità con cui si guarda, il taglio più americano e meno british [posso capire che ad alcuni lo stile britannico possa non andar giù] e qualche momento malinconico a bilanciare perfettamente quello comico, Lovesick resta una serie bellina e leggera da guardare.

BOJACK HORSEMAN

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Questa serie l’ho evitata per moltissimo tempo. Il fatto è che a guardarlo mi è sempre parso uno di quei cartoni animati per adulti pieno di volgarità e violenza, quelli che cercano di fare satira ma si limitano a smerdare e fare battuttacce su qual si voglia argomento [politica, religione, mondo dello spettacolo…] il tutto presentato da un’animazione volutamente grezza e minimale.
Una cosa tipo South Park insomma. E a me sta parecchio sulle palle South Park!

MA era un prodotto Netflix [che non è per fare il fanboy, ma per una cosa o per un altra le serie Original meritano sempre una visione] in più la mia dolce metà aveva cominciato a guardarlo consigliandomelo anche e mi son detto “mah, sta a vedere che una volta tanto è lei a consigliarmi qualcosa” [e se mi stai leggendo scusami, sai che t’amo ma in fatto di serie abbiamo gusti completamente diversi].
Insomma, alla fin della fiera me lo sono visto e cazzo quanto mi pento di non averlo fatto prima!

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Il fatto è che non è forzatamente volgare come South Park [non è un cartone per bambini, ma non è neanche un accozzaglia di “cazzo” e “vaffanculo”], non c’è violenza gratuita come Happy Tree Friends, non va avanti a tormentoni come I Griffin e non ci sono personaggi monodimensionale come un qualsiasi altro cartone di questo genere.
Sta tutto lì il punto di forza di BoJack, per quanto sia animato in due dimensioni, i personaggi sono in tutto e per tutto personaggi reali con una personalità reale, dilemmi reali e [molti] difetti reali.

Esattamente come noi? No, manco per il cazzo. La serie è ambientata a Hollywood [anzi, Hollywoo] e segue la storia di ex star, vip e di tutte quelle figure che cercano di sopravvivere nel mondo dello spettacolo. QUELLO è il mondo che viene riproposto in modo reale. Un mondo che vive di fama e copertine, dove un attore può sentirsi invincibile dopo un successo e una merda subito dopo un flop. Dove la tua carriera è la tua “arte” sono in mano a uomini d’affari che pensano solo al denaro. Dove i bambini carini delle sitcom diventano dei tossicodipendenti da adulti, dove i filantropi fanno del bene solo per ricevere fama e attenzione, dove si accoltellano alle spalle gli amici pur di essere illuminati dai riflettori e dove nonostante tutto il successi che si riesca a ottenere un individuo vuoto resterà sempre un individuo vuoto.

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Non che sia una cosa tutta serietà e critica eh, è pur sempre un cartone animato con protagonisti animali antropomorfi [i giochi di parole si sprecano] con gag, battute a non finire e divertentissimi camei [Paul McCartney, Andrew Garfield, Daniel Radcliffe, Naomi Watts, Matthew Fox…], è quello che c’è dietro però che mi è piaciuto e che lo differenzia dal resto dei prodotti animati per adulti, un prodotto che fa satira sottile e intelligente e che riesce a dare spessore là dove spessore non c’è.

DEREK

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Continuiamo a navigare l’onda delle commedie agrodolci facendo [di nuovo] capolino nel Regno Unito.
Ricky Gervais è uno dei comici più atipici del mondo dello spettacolo. Uno che dice quello che deve dire a chi lo deve dire [famose ormai le sue frecciatine e suoi monologhi durante i Golden Globes]. Un comico che, giustamente, non si pone limiti sugli argomenti da trattare e che, a un certo punto, ha dimostrato anche di avere una particolare sensibilità quando ha ideato la serie The Office [non voglio dire che ha dato vita a un genere seriale, ma è vero molte serie sono in debito verso la serie di Gervais].

Derek presenta un taglio simile a The Office [le riprese a mo di documentario, l’ambientazione deprimente] ma in in contesto totalmente diverso e dove in un certo senso si gioca facile con i sentimenti dello spettatore.

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La serie segue le storie all’interno di una casa di riposo e nel corso delle puntate si trattano argomenti semplici e allo stesso tempo difficili da presentare in modo non pretenzioso come l’altruismo, il perdono o la gentilezza verso il prossimo. Verso chiunque, ma in particolar modo verso i più “deboli”, gli anziani, gli infermi, gli sfortunati…

Non voglio spingermi oltre a parlare di questa serie perché è l’unica a cui vorrei dedicare un post apposito. Queste poche righe non gli renderebbero giustizia, ci sono troppi livelli di comprensione e troppe cose da dire riguardo i protagonisti, in particolar modo verso Derek [interpretato dallo stesso Gervais] un uomo non molto intelligente o carismatico, un po’ “lento” e ingenuo, alcuni direbbero addirittura ritardato ma con cuore enorme e con la capacità di aiutare il prossimo in qualsiasi modo e in qualsiasi momento.

Nel caso non si fosse capito la serie mi è piaciuta, non è facile da consigliare perché si tratta di uno spettacolo amaro, non è una serie che segui a tempo perso ne tanto meno a cervello spento, ma se vi capita date un occasione per lo meno al pilot, senza aspettarvi il tipico humor british ma aspettandovi invece di essere coinvolti emozionalmente da storie e personaggi che raramente si vedono in una serie televisiva.

THE GET DOWN

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L’estate ovviamente non è stata tutto recuperoni e spulciamento della mia watchlist, alcune sono serie nuove che non potevo perdermi e The Get Down è una di quelle!
Ideata e prodotta da quell’elegantissimo genio di Baz Luhrmann, la serie racconta la nascita del hip-hop e della disco music nel Bronx degli anni ’70, ma lo fa in modo stranamente fiabesco con quel tratto colorato e dinamico [non si sta fermi un attimo] che ha caratterizzato tutte le opere del regista di Moulin Rouge!

La serie racconta quella che dovrebbe essere la storia di un genere musicale [anche se non ho la minima idea di quanto ci sia di storicamente vero] ma è il modo in cui è strutturata a renderla originale e diversa da altre cose viste fin ora. Esattamente come un film d’avventura abbiamo questo gruppo di ragazzini [un po’ Goonies, un po’ compagnia dell’anello] che si ritrovano davanti a graffitari mitologici [Shaolin Fantastic], locali proibiti [Les Inferno], dischi leggendari, DJ che parlano come monaci [il Grandmaster], confini che non si possono attraversare e tutto il loro quartiere diviso in “regni” [appartenenti alle varie bande della città, ognuno col proprio stile].

Non è fantasy, non c’è niente di soprannaturale, ma è il modo di affrontare l’argomento [unito ai colori, ai costumi e alle ambientazioni che solo Luhrmann riesce a tirar fuori] a renderlo incantevole e straordinario.

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A farla da padrona ovviamene c’è la musica, una colonna sonora composta dai più grandi successi anni ’70, accompagnati da pezzi originali che sentiamo letteralmente nascere nel corso degli episodi.
Non è però tutto festa quel che vediamo. Molti sono gli argomenti che si vanno a toccare al di fuori della musica come la tremenda situazione sociale dei quartieri neri dell’epoca [bellissima quanto struggente il momento in cui Eze legge la sua poesia dedicata alla morte della madre, alla caduta del padre e al modo in cui i ricchi e i privilegiati se ne strafottevano dei problemi dei quartieri più poveri], la criminalità, le sostanze stupefacenti e la libertà [o perché no, curiosità] sessuale adolescenziale.

Inizialmente la serie doveva essere composta da 12 episodi, ma per motivi che francamente non capisco [in poche parole avevano fretta di far vedere qualcosa] è stata rilasciata solo la prima parte della stagione, 6 episodi che, per il modo in cui si conclude, credo si possa considerare una stagione a se.

Inzomma, ennesima perla tirata fuori da Netflix, una fiaba atipica, un’avventura musicale e generazionale come solo Luhrmann [che dirige anche il primo grosso episodio] è capace di fare.
Bonus [ma per uno come me che ci tiene dovrebbe essere la prassi]: tutte le canzoni e i momenti musicali sono sottotitolati! Può sembrar banale, ma per spettacoli in cui la musica [non voglio dire musical perché non è un discorso dei soli musical] è legata a doppio filo con dialoghi e storia è davvero uno sbaglio non dare allo spettatore l’occasione di comprendere appieno quanto stia accadendo sullo schermo [ma per fortuna non è questo il caso].

MR.ROBOT

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Serie che mi ero gustato l’anno scorso in contemporanea con gli USA ma che mi son voluto rivedere:
1) Perché quando una cosa è bella è bella e la si rivede volentieri;
2) In preparazione alla seconda stagione andata in onda quest’estate;
3) Perché ha una trama che a un certo punto diventa difficile da seguire e guardandosi un episodio a settimana non aiuta di certo. Rivedersela tutta di fila gli rende molto più onore, imho.

Comunque, di questa serie se n’è parlato molto in giro quindi non c’è molto da aggiungere. Ben curata, ben strutturata, immersa in un’atmosfera in cui tutto è sospetto e tutto è minaccioso. Pare proprio di stare nella testa di Elliot [Rami Malek, un attore particolare che pare abbia trovato il ruolo che gli spetta] un ragazzo asociale e paranoico che passa le giornate ad hackerare tanto  sistemi quanto le persone [l’usare questo verbo non solo per i computer ma anche per gli esseri umani è uno dei tanti colpi di genio della serie] che si ritrova coinvolto in un mondo che credeva di conoscere e in una rivoluzione che forse non comprende appieno.

La prima stagione è meravigliosa, storia e interpretazioni degne di nota e una fotografia magnifica e adattissima per l’atmosfera generale della serie, oltre ad una accuratezza informatica che non è seconda a nessuna [scordatevi gli hacker che battono come degli indemoniati sulla tastiera, qui è tutto più scrupoloso e credibile]. La seconda stagione devo ancora finire di vederla quindi non voglio ancora esprimermi [queste tipo di serie hanno di solito un season finale che va a farti rivalutare l’intera stagione] ma se non l’avete fatto una prima visone è d’obbligo.

PREACHER

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E concludiamo col botto con questa serie folgorante di cui secondo me non si è parlato abbastanza!

Tratto dall’omonimo fumetto di Garth Ennis e Steve Dillon [di cui in realtà, la prima stagione della serie è una sorta di prequel] e prodotta dal dinamico duo Evan Goldberg/Seth Rogen, la serie segue la storia del predicatore Jesse Custer e del tentativo di redenzione per se stesso e per la sua città. La svolta avviene quando viene posseduto da una misteriosa entità sovrannaturale denominata Genesis che gli dona il potere della “Parola di Dio” che gli permette di ordinare alle persone a fare quello che vuole lui.
Fin qui tutto bene direte voi. Il fatto però è che la morale di Jesse è parecchio traballante. Ha fatto delle cose brutte in passato, ora sta cercando di mettere la testa a posto ma di tanto in tanto ricasca nelle vecchie abitudini. E da qui inizia tutto il divertimento.

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In torno a lui orbitano Tulip, ex ragazza e compagna di vecchie scorribande che al contrario di Jesse di mettere la testa a posto proprio non gliene frega niente, Cassidy un vampiro irlandese tanto folle quanto confuso [ma un autentico spasso] che nella sua assurdità farà da coscienza a Jesse di tanto in tanto, Eugene detto Arseface [Faccia da Culo] un ragazzino eccessivamente buono e petulante rimasto sfigurato dopo un tentato suicidio, Odin Quinncannon [interpretato dal non abbastanza apprezzato Jackie Earle Haley] un uomo d’affari devoto al “Dio della Carne” ovvero tutto ciò che è tangibile concreto e reale, Fiore e Deblanc due angeli dall’aspetto di ranger texani arrivati sulla Terra per riprendersi Genesis.

Una parata di personaggi atipici, una città fatta di peccatori e di pecore smarrite che si ritrovano inevitabilmente a collidere tra loro.

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Il taglio della serie è ovviamente dissacrante, sullo stile di DOGMA di Kevin Smith ma meno parodistico, una narrazione lenta e intensa sulla scia di BREAKING BAD ma con parentesi più esilaranti e grottesche con qualche scena d’azione qua e là che sembrano girate e ideate da Matthew Vaughn in persona.

Il fumetto non è stato ovviamente riportato fedelmente, tematiche a parte, non era facile mantenere lo spirito originale, ma il marchio di Ennis si sente tutto con la concretizzazione materiale di elementi di solito visti come sovrannaturali [un vecchio telefono per mettersi in contatto col paradiso, un’agenzia di viaggi per raggiungere l’inferno, la videochiamata nell’episodio finale…] ed è pieno di tormentoni che sono invece più una cosa da Goldberg/Rogen [i titoloni a tutto schermo per indicare luogo e periodo di una scena, le scritte storpiate nel cartellone davanti alla chiesa, la mascotte della squadra cittadina, Cassidy e Il Grande Lebowski, “Tom Cruise].

Non è una serie per tutti, bisogna saper scherzare su certi argomenti e digerire certe scene, ma se avete amato opere come Dogma o simili allora non potete privarvi della visione di questa grandissima serie!

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E questo è quanto ragazzacci!
Avete approfittato anche voi dell’estate per recuperare qualche serie che avevate perso? Avete visto qualcuna di quelle da me elencate? Fateme sapere! 🙂

Nel frattempo vi auguro buon rientro [augurio illusorio ovviamente, a chi piace rientrare nella vita di tutti i giorni? XD].
Alla prossima!

Bye!

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14 risposte a "VISIONI SERIALI ESTIVE: NARCOS, LOVESICK, PREACHER, THE GET DOWN E ALTRI CHE NON CI STAVANO NEL TITOLO!"

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  1. Una bella overdose di serie tv! Anche io avevo il proposito di recuperare alcune serie tv durante le ferie (tra cui Jessica Jones, Agent Carter e Constantine) ma come mio solito, anzi è più giusto dire nostro dato che le seguo con la mia compagna, niente di fatto, abbiamo giusto ripreso a seguire in tv Aquarius (se ne hai voglia ci avevo scritto una mini rece sulla prima stagione), Masters of Sex, e proprio l’altro ieri ho iniziato Supergirl su cui dirò la mia nei prossimi giorni. Di quelle di cui hai parlato non ne ho vista nemmeno una, alcune non le avevo mai sentite, avevo giusto addocchiato Mr. Robot e da fan dell’Hip Hop mi piacerebbe guardare The Get Down.

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    1. Master of Sex non ho mai capito di cosa parli e di che genere sia [non che mi sia informato più di tanto] ma ero curioso in proposito.
      The Get Down a me è piaciuta parecchio, è una serie un po’ particolare, ma se ti piace il genere con cui lavora di solito Luhrmann apprezzerai molto 🙂

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      1. Masters of Sex è una serie drammatica che racconta la vita romanzata del sessuologo William Masters e della psicologa Virginia Johnson, le cui ricerche hanno dato inizio alla rivoluzione sessuale. Pensavo fosse una cavolata con tantissimo sesso invece è davvero bella. E poi c’è Zoom XD

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  2. Dimenticavo, ovviamente Preacher lo conosco e più volte ho detto quanto mi piace il fumetto originale quindi lo guardo con molta diffidenza. Tuttavia ne ho letto tante belle cose ma anche qualche critica su alcune scelte narrative. Indubbiamente quando arriverà da noi un occhio glielo do.

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  3. Caspiterina Pizza!!!
    Moltiplicando il numero degli episodi per i minuti di ogni singola puntata viene fuori un numero tipo la distanza tra la terra e una stella della Nebulosa di Andromeda….
    Mi auguro che almeno tu ti sia idratato a dovere e sia sceso ogni tanto dal divano per evitare le piaghe da decubito 😛

    A parte gli scherzi, di quelle che citi mi sa che ho visto solo Mr. Robot, stagione 1, senza per altro restarne particolarmente stupito. Credo che molto abbia nociuto aver ascoltato tanti (troppi) commenti positivi. Ha il merito di non dire cazzatone informatiche come il 99.99 percento dei film\telefilm, tuttavia nel finale perde un po’ di mordente, imho.

    Narcos ce l ho in watchlist e mi sa che gli tocca a breve (prima devo finire di recuperare la seconda stagione di Gotham che, devo riconoscerlo, rispetto alla prima guadagna minimo 2 punti: CAZZUTISSIMA).

    Tieni duro fino alle ferie, dunque, buon viaggio in sudamerica!!!!!!!

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    1. Ma sai che mi chiedo pure io come abbia fatto a recuperarne tante? XD
      Alla fine continuavo comunque ad andare al lavoro, in palestra e ogni tanto a uscire la sera eppure ho bruciato un bel po’ la mia watchlist [è anche vero che scelgo serie con pochi episodi e la metà di quelle elencate hanno episodi da 20 minuti].

      Mr.Robot è fatta bene, però è vero che le aspettative può giocare brutti scherzi. Il finale ha lasciato un po’ perplesso anche me, per questo aspetto di concludere la seconda stagione per farmi un idea generale [capace che l’ultimo episodio stravolge di nuovo tutto quanto].

      La seconda stagione di Gotham spacca i culi! La prima non m’era piaciuta per niente ma la seconda….figata!

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    1. Bellissimo Bojack! Meriterebbe un po’ più di attenzione 🙂

      Luke Cage me la sono vista si! Praticamente l’ho finita il week end che è uscito XD
      Ma ancora non ci ho scritto niente a causa di mille e più impegni che sono nati ultimamente [infatti è un po’ che non scrivo sul blog]. Sto scrivendo qualcosa giusto ora ma non ho la più pallida idea di quando riuscirò a pubblicarlo 😦

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