LOGAN – RECENSIONE – “SO THIS IS WHAT IT FEELS LIKE”

C’è un momento, una particolare scena durante il film che mi ha acceso la lampadina facendomi riflettere su quanto stessi realmente vedendo.
Non si tratta di una scena chiave né tanto meno importante ma di un semplice piccolo passaggio tra una scena ed un’altra.

Ci troviamo in un autogrill in mezzo al nulla più assoluto, il tipico sabbioso nulla in cui il classico film on the road decide di fermarsi per far prendere fiato ai suoi personaggi. Siamo ormai a storia inoltrata, la trama ha già preso il via a razzo e i personaggi principali sono già tutti ben delineati [sia le new entry che il nuovo status dei personaggi che conosciamo ormai da anni].

C’è una lite tra Logan e Charles, una discussione su quanto appena accaduto e che li ha costretti alla fuga. Non sto qui ad entrare nello specifico perché potrebbe spoilerare qualcosa a qualcuno e perché non è il punto di questo mio discorso, fatto è che la discussione tra i due si conclude con una inaspettata esclamazione da parte dell’ex Professor X: “Devo andare in bagno”.
L’esclamazione di per se suscita una leggera risata, in parte perché arriva a conclusione di una discussione seria e importante e in parte perché proviene dalla bocca di uno degli attori più rispettati di Hollywood mentre interpreta uno dei personaggi più riusciti nella storia del fumetto e del cinema.

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Il passaggio chiave di cui parlavo però non è questo ma il successivo, ovvero quando vediamo Logan aiutare Xavier nella toilette [Charles è paraplegico…e spero di dover specificare questo particolare solo a pochi sprovveduti che non hanno mai sentito nominare gli X-Men, tipo mia nonna o Marvin il marziano].
Insomma, non è che li vediamo vediamo, Mangold decide di riprendere il tutto ad altezza pieni [unica zona visibile quando ci si chiude in un bagno pubblico] evitando delicate per non dire umilianti [ad essere schietti] scenette da Telethon, ma deciso comunque ad affrontare la cosa a cielo aperto rischiando anche di cadere nella comicità fuori luogo [non dico che siamo dalle parti di QUASI AMICI, ma il linguaggio usato è quello lì].

La scena mi ha colpito così tanto perché…bè, quand’è stata l’ultima volta che abbiamo assistito ad un momento del genere in un cinefumetto? Non necessariamente un personaggio che espleta i suoi bisogni, ma almeno una scena che vive totalmente al di fuori del contesto supereroistico, un momento di vita [problemi] quotidiana magari anche abbastanza delicato a livello umano. Ve lo dico io: mai.

Non in uno Spider-Man, non in un film Marvel Studios, non in un Batman di Nolan, nemmeno negli stessi X-Men, questa è la prima volta che il materiale di partenza viene preso e sbucciato fino alla sua essenza più cruda. Questa scena contiene tutto, tutti gli elementi e tutti i pregi che fanno di LOGAN il miglior cinefumetto degli ultimi vent’anni.

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C’è l’umanità.

Non il tipo di umanità che in molti hanno visto negli SPIDER-MAN di Raimi [Peter Parker è da sempre l’alter ego con cui noi poveri mortali possiamo relazionarci di più] o la “complessa” psicologia che si intravede nelle azioni del Batman Nolaniano, ma quel tipo di umanità schietta e cruda che si può trovare in film d’autore a basso budget come JUNOTHE WRESLTER o LITTLE MISS SUNSHINE [quando Mangold definiva il film come un Little Miss Sunshine con personaggi Marvel gli davano tutti del pazzo…in realtà era lui ad essere troppo avanti].

La saga degli X-Men per i temi trattati è sempre stata la più umana tra le saghe supereroistiche, e il personaggio di Wolverine in quanto lupo solitario privo di memoria, ha sempre canalizzato verso di se quella voglia di appartenenza e di ricerca di una “famiglia”. Ha trovato in Xavier il padre di cui ha sempre avuto bisogno, è stato un fratello maggiore per Rogue, una guida per i giovani mutanti, ha visto in Jean la possibilità di salvezza dal suo lato più animalesco, ha trovato in Mariko l’isolamento e la pace da sempre agognata.

In quest’ultimo film il senso di appartenenza ad una causa [argomento ereditato e portato perfettamente avanti dalla trilogia prequel, by the way] viene lasciato un po’ da parte per concentrarsi di più sulla famiglia. Abbiamo uno Xavier distrutto e deluso dal “figlio” Logan, un Wolverine che tratta il suo mentore come un anziano rincoglionito con tanto di badante [interpretato da un irriconoscibile Stephen Merchant. Personalmente ho capito chi fosse solo leggendone il nome nei titoli di coda] e una nuova e giovane protégé che potrebbe ribaltare completamente le loro vite, il tutto raccontato durante un lungo viaggio ambientato in un mondo post pre-apocalittico con momenti di pausa qua e là per approfondire alcune sfaccettature dei personaggi.

Questo non è da cinefumetto, non è nemmeno da blockbuster, questo è cinema d’Autore con la A maiuscola.

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C’è la cruda e spietata realtà dei fatti.

Molti argomenti vengono trattati durante il film ma la cosa più impressionante è il modo in cui vengono trattati. È tutto molto schietto e sincero, non c’è la patinata safety zone dietro cui si riparano i blockbuster [che giustamente puntano ad essere accessibili a tutta la famiglia] se una cosa va detta la si dice, se una cosa va mostrata la si mette bene in mostra.

Il che ci porta ovviamente alla violenza.

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Non che fosse un elemento realmente necessario [siamo sinceri, il film sarebbe stato ottimo anche senza sangue e teste squartate], quello della violenza Rated R era più una promessa ai fan, un debito cresciuto in tanti anni di attesa [ci promettono da sempre un Wolverine più violento] che finalmente vediamo compiersi sul grande schermo.

Anche in questo caso però Mangold decide di fare le cose per bene e non si limita a mostrare sangue e budella in modo gratuito ma ci costruisce attorno scene d’azione degne di nota, scatti d’ira e violenza ferina come non si erano mai visti. C’è veramente paura quando Wolverine sfodera gli artigli, il pubblico sussulta, socchiude gli occhi e tende a fare il classico “hhhhhssssss” quando qualcuno viene infilzato. Siamo così abituati a vedere Hugh Jackman agitare i pugni artigliati in aria che quasi non ci faceva più nessun effetto, tanto che con il cameo in X-MEN APOCALYPSE credevamo tutti che non si potesse pretendere di più dal personaggio.

Guardando questo film ci si rende conto che non è per nulla vero.

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Tutto queste cose sono state possibili grazie ad un sapiente e calibrato uso delle atmosfere. Non è un drammone, non è solo action, non è depressivo né tanto meno comico. È tutto questo solo che perfettamente bilanciato.

L’azione c’è, si fa sentire ma non è ingombrante. C’è serietà ma non pesa [nonostante i 138 minuti di durata del film]. C’è comicità ma è leggera e perfettamente calibrata.
Il film è una amalgama di elementi che non cozzano mai tra loro, perfettamente pensati e collocati su tutta la storia, un’operazione quasi impensabile per film del genere [dove c’è chi pretende solo azione, chi comicità, chi solo introspezione], una formula matematica sconosciuta alle altre produzioni cinematografiche [saranno si e no 3 i cinefumetti così perfettamente calibrati] che ha permesso l’ardua impresa di affidare ad un personaggio come Xavier i momenti più “comici” e ad una bambina di 11 anni quelli più violenti.

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CONCLUSIONE

Ci aveva provato già quattro anni fa il povero Mangold. Con WOLVERINE – L’IMMORTALE si era approcciato in modo diverso rispetto il classico cinefumetto, un approccio più autoriale e meno propenso ad accontentare i capricci degli spettatori. Il film del 2013 iniziava, infatti, in modo pacato ed elegante con scene d’azione collocate nei punti giusti e un radicale cambiamento nelle azioni dei personaggi [possibili, come anche in quest’ultimo film, grazie all’isolamento dalla storyline principale degli X-Men]. Inutile dirlo, la produzione [intimorita dal possibile flop] ci ha messo lo zampino facendo svaccare il tutto nel solito film sterile ed esagerato con tanto di cyborg samurai di fine livello [che tristezza].

Quest’anno invece abbiamo avuto la rivincita e la rivalsa dell’artigliato sul grande schermo. Dopo la proficua esperienza con Deadpool, la Fox sembra veramente intenzionata a rischiare di più lasciando carta bianca a chi il cinema lo vuole fare per passione e non per incasso.

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Mangold aveva una storia in mente. Hugh Jackman aveva un debito [verso i fan e il personaggio stesso] da rispettare. Insieme queste due teste hanno tirato fuori non solo il miglior film di Wolverine che si potesse avere [facile visti i due precedenti standalone] e neanche il miglior film sui mutanti ma uno dei migliori cinefumetti in assoluto! Un film unicamente incentrato sui suoi personaggi, non sulla storia [funzionale], non sul franchise, tanto meno sui villain [funzionali pure loro] ma su ciò che importa realmente ovvero Logan, ovvero Charles, ovvero Laura [e usare i veri nomi anziché gli alias mutante sono un messaggio più che esplicito da parte loro].

Un film che andava raccontato indipendentemente dall’universo condiviso [non verrà mai spiegato cos’è accaduto ai mutanti o a Xavier…ma il bello è che non ce ne fregherà nulla], dalla continuity [non ci sono riferimenti agli altri film, scelta coraggiosa da fare in un’epoca in cui se non è “tutto collegato” non sei nessuno], dal fumetto di origine [non centra un beneamato con “Old Man Logan] o dalle controparti cartacee [una Laura così piccola non la si era mai vista e ammetto di essere tra quelli che inizialmente dubitava di questa particolare scelta…ma dopo aver visto la performance di Dafne Keen dovrei solo nascondermi e starmi zitto], un film che chiude un cerchio iniziato diciassette anni fa quando il primissimo film degli X-Men [e quindi il nostro Logan] faceva il suo debutto sul grande schermo aprendo le porte a questa nuova era del cinefumetto.

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Un’era che ha visto passare di tutto, dai cinecomics seri a quelli più fracassoni, da supereroi sconosciuti a icone del genere, dalle serie tv agli universi condivisi, dai grandi successi del box-office ai flop più dimenticabili. Opere che in un modo o nell’altro hanno tutti portato ad un film profondo ed emozionante come questo con un finale, magari non pienamente soddisfacente, ma di sicuro adeguato per il personaggio e con una scena [ambientata tra le foreste canadesi da dove tutto è iniziato] che è una fottuta lettera di ringraziamento al mutante che quasi vent’anni fa ha aperto le porte del grande schermo ai supereroi dei fumetti.

Ci sarà ancora un’infinità di cinecomics che usciranno nei prossimi anni [e che probabilmente si ispireranno al lavoro fatto da Mangold su LOGAN], ma per me questo film con quel finale, con quella frase e con quella stupenda chiusura potrebbe essere il perfetto “The End” a conclusione di questa incredibile era di super-cinema.

Grazie Mangold, grazie Hugh, grazie Logan.

Snikt.

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22 risposte a "LOGAN – RECENSIONE – “SO THIS IS WHAT IT FEELS LIKE”"

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  1. Con questa recensione mi hai fatto emozionare quasi quanto il film. Hai colto in maniera superba l’essenza della pellicola e l’hai trasposta a parole.
    Ti invidio, sei riuscito a scrivere qualcosa di sensato. Io sono ancora troppo scossa e non so se e quando mi riprenderò. Sappi che condivido tutto, anche le virgole e i punti. Bravo!

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    1. Grazie 1000, ma il merito è tutto del film! Quando ci si ritrova davanti ad un lavoro del genere le parole escono spontanee! 😀
      In più stiamo parlando dell’ULTIMO film di WOLVERINE! È più che normale sentirsi scossi, emozionati o addirittura in lutto!
      Prima i dirgli addio definitivamente credo che me lo guarderò un’altra volta al cinema [e poi infinite volte in home video quando uscirà 😀 ].

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      1. Io non so come farò a rivederlo e spero di poter affrontare la visione con più serenità, ma sicuramente merita di essere visto più volte anche per cogliere tutti quei particolari che sono sfuggiti la prima volta.
        Dire addio? Fortunato tu che ci riesci, io resterò in denial per molto tempo e non mi salveranno nemmeno maratone mutanti e fanfiction salvatrici! XD

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  2. Non so se riuscirò ad esprimere quanto ho dentro in questo momento e non mi riferisco solo al turbinio di emozioni che la visione del film mi ha creato durante la visione ed anche nelle ore successive, ma anche e soprattutto per via della tua recensione: ci sono cose e persone che in qualche modo si ha l’impressione che non siano là per caso, che sai che stanno, come dire, “segnando il tempo”, fermando l’attimo, dando quell’accento e quel colpo di luce per illuminare la cosa giusta… ecco, la persona al momento giusto ed al posto giusto, il giusto commento, la giusta presa di posizione…

    Insomma, le persone che conosciamo (le loro parole, le loro idee, i loro sogni) ci cambiano e ci fanno vedere il resto del mondo in modo diverso, non sempre facendoci cambiare opinione, ma solo aggiustando il cannocchiale con il quale stavamo già guardando nella giusta direzione e tu PD hai avuto in me questo effetto: a suo tempo ti elessi mio guru personale dei cinecomic e con quell’affermazione non stavo abdicando dal mio giudizio critico (anzi, in più di un’occasione non mi sono trovato concorde con te su una stroncatura o un’apprezzamento, come per il trailer del nuovo film di Besson o per Jupiter dei Wachowski o per Suicide Squad etc.), ma stavo affermando di aver trovato un riferimento assoluto la cui passione mi aiutava sempre ad illuminare le cose dalla giusta prospettiva ed ora, con questo Logan, ho avuto al cinema quasi l’impressione che questo film fosse stato fatto non solo perché era finalmente arrivato il momento, ma perché tu ne avessi bisogno, come se lo avessi richiesto tu stesso, come se, da profondo conoscitore, lo avessi preteso: un film bellissimo che è una risposta d esigenze che molti non sapevano di avere sui cinecomics ma che tu invece avevi chiarissime.

    Ecco perché la tua recensione è importante, perché anche a me il film è piaciuto assai (l’ho detto!), ma per te è stato qualcosa di più, una sorta di epifania: per me è accaduta la stessa cosa con le prime tre puntate di Legion, serie che sicuramente è piaciuta a tanti e che molti anche non capendola bene apprezzeranno, ma per me è sta qualcosa di più, come le foglioline del té che un vaticinatore legge per comprendere i,l futuro.

    Per entrambi, i cinecomics filmici e televisivi non saranno mai più gli stessi ed ora ti saluto, maestro.

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    1. Ti ringrazio Kasa per le tue belle parole [e per essere riemerso dal tuo misterioso stato di latitante per l’occasione 😀 ].

      Hai ragione, un film del genere era necessario, non solo se ne sentiva il bisogno ma era il punto di svolta che il “genere” supereroistico necessitava per poter andare avanti nei prossimi anni. Non che i cinefumetti non potessero continuare la loro corsa sul grande schermo, però ogni tanto ci vuole qualche cambiamento e qualche approccio diverso, un The Dark Knight, un MCU, un Daredevil, un Logan.

      Questo film segna la fine di un era e l’inizio di un’altra, ne sono fermamente convinto. I prossimi film [quelli attualmente in produzione no, ma quelli ancora in fase pre-prod sicuramente si] saranno influenzati inevitabilmente dal film di Mangold. Le recensioni strapositive e il successo al box-office [ha aperto meglio dei due precedenti standalone ma anche di Apocalypse che si prospetta di superare nei prossimi giorni] ne sono un ulteriore incentivo.

      PS: volevo scriverlo nella rece ma per vari motivi ho preferito glissare. Ne approfitto visto che l’hai accennato tu.
      Si parla molto della lotta Marvel Studios/DC Warner al cinema per via dell’approccio scanzonato di uno e serioso dell’altro [cosa per altro ormai non vera] e di quale delle due stia rivoluzionando meglio il genere che non ci siamo resi conto che, zitta zitta, è la Fox che sta prendendo in mano la situazione.
      Al di là degli eterni seguiti di X-Men [che comunque ha visto solo 2 anni fa l’arrivo di DOFP, un film a livello produttivo molto più interessante di quel che sembra, una vera variazione sul tema “universo condiviso”] l’anno scorso ha esordito con lo sperimentale Deadpool [film per adulti all’interno di un franchise per famiglie, basso budget, rated R] e quest’anno con Logan [vero e proprio film d’autore]. Se ci aggiungiamo pure Legion in televisione [una serie atipica in tutti i sensi possibili che, come hai perfettamente puntualizzato, si fa apprezzare nonostante la sua complessità] è chiaro che è la tanto denigrata Fox che sta sperimentando di più e rischiando di più sul genere supereroistico.

      Saluti a te maestro Kasa.

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  3. Stellino ma non leggo perchè, come sai, mi piace vedere i film da vergine illibato
    E siccome questo Logan val ben un “Jolly Cinema”, questa settimana me lo sparo in direttissima (forse già domani).
    Poi tornerò e leggerò e commenterò.
    E forse, chi lo sa, scriverò perfino io.

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  4. Sono uscito dalla sala pensando che probabilmente questo è il miglior film Marvel di sempre. Ma ero ancora preso dall’entusiasmo, quindi non mi sono sentito di dirlo a voce alta. Però tu con questa stupenda recensione mi hai fatto riflettete su alcuni aspetti importanti, quindi ora non ho più dubbi. Non me la sento ancora di dire che sia il miglior cinefumetto degli ultimi vent’anni (non ancora) ma il miglior film Marvel, quello sì.

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    1. Grazie 1000 caro 🙂
      In effetti apri un importante quesito. Nella recensione mi sono [ovviamente] lasciato andare all’entusiasmo e all’emozione derivata dal film [ancora mi batte il cuore al solo pensarci XD] e nonostante sia di diritto uno dei migliori cinecomics degli ultimi anni è difficile stabilire se sia il migliore in assoluto. Insomma, dipende dai metri di misura che si decidono di utilizzare.

      Se dovessi fare una classifica obbiettiva [quindi non necessariamente i miei preferiti] ci piazzerei Il Cavaliere Oscuro, The Winter Soldier, X-Men 2, Watchmen e ovviamente Logan [non necessariamente in quest’ordine].
      Tu che dici?

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      1. Il punto è proprio quello: il metro di valutazione. Perché ad esempio se prendi Civil war, io l’ho trovato impeccabile nel suo voler essere un giocattolone divertente e adatto a tutti. Ogni cosa era al posto giusto, tant’è che ho quasi avvertito la mancanza di imperfezioni e scelte registiche prettamente personali. Però un film come Logan chiaramente ha tutto un altro spessore. Anche Avengers: Age of Ultron, nonostante abbia deluso la maggior parte di spettatori, io l’ho preferito al primo e lo guarderei all’infinito senza annoiarmi. Quindi, lascerei da parte il metro di valutazione e mi limiterei a giudicare i film in base a quello che mi hanno lasciato all’uscita dalla sala e nel tempo. Quindi nella mia top 5 (non in ordine, e restando in ambito Marvel) nella mia classifica potrebbero esserci questi titoli: Logan, X-men 2, X-men L’inizio, Spider man 2, e The avengers 2. E credo anche che Doctor Strange sia lì in zona.

        p.s. Mi hai particolarmente fatto riflettere quando hai descritto la scena del bagno. Effettivamente c’è molta umanità e una scena così non si era mai vista in un cinefumetto. (e poi.. discorso a parte: si vedono anche un paio di tette XD)

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      2. Ottima cinquina! A parte Doc Strange che personalmente mi ha convinto solo a metà :/
        Comunque a furia di parlarne mi sta salendo una mezza idea di farmi una classifica…ho sempre evitato ma direi che è arrivato il momento XD

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  5. Hai detto la parola chiave che racchiude l’intero film: Umanità.

    Anche io alla prima occhiata avevo preso in modo divertente la scena in cui Logan aiuta Charles alla toilette, ma poi uscito dal cinema ho pensato che nessuno nel cinema aveva mai messo una scena del genere. Anche il dolore di Logan, sia fisico che spirituale, è qualcosa che si vede quasi mai e che supera quello di Bruce Wayne nel film “Il ritorno del cavaliere oscuro”.

    Mi piace come i personaggi sono stati scritti e alla fine mi sono anche commosso (cosa che non credevo possibile).
    Penso di essermi innamorato di questo film e concordo in toto con il tuo articolo.

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    1. Grazie Buctcher per le tue lodi! E come sempre apri interessanti questioni 🙂

      Tra i cinefumetti “seri” il Batman di Nolan è sempre stata la punta di diamante, in parte per la qualità tecnica e in parte per l’approccio all’uomo che sta dietro la maschera.
      Logan però è stato qualcosa di diverso. Non migliore [difficile stabilire quale sia l’approccio migliore] solo diverso per il modo in cui mostra la sofferenza e la distruzione di due uomini [Logan e Xavier].
      Personalmente sto preferendo Logan al Batman nolaniano [coinvolgendo ovviamente anche i gusti personali 😀 ]

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