DAREDEVIL COLLECTION: L’UOMO SENZA PAURA – RECENSIONE

Con l’uscita della serie Netflix DAREDEVIL [QUI la mia rece] e il ritorno sotto i riflettori del diavolo della Marvel, la Panini Comics ha avuto la più grande idea che si possa avere: ristampare le migliori storie di Devil in un formato da collezione [cartonato con extra alla fine] compresa qualche storia inedita mai arrivata in Italia.
Ladies and gentlemen, la DAREDEVIL COLLECTION!

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Perché proprio Daredevil?

Nonostante all’interno del pantheon Marvel sia sempre stato un eroe secondario [in alcuni periodi addirittura marginale] il personaggio ha sempre attirato grandi scrittori e grandissimi artisti che negli anni hanno contribuito a creare una serie di storie di altissima qualità in grado di cambiare l’intera industria del fumetto americano!
Non ci credete? Provate a googlare “le migliore storie Marvel” o “I migliori comics americani” o qualcosa di simile [anzi, ve lo cerco io]. In qualsiasi classifica troverete sicuramente graphic novel come ELEKTRA ASSASSIN, LIVES AGAINAMORE E GUERRA, saghe come quella che ha introdotto la ninja greca nell’universo Marvel e capolavori indissolubili come BORN AGAIN e THE MAN WITHOUT FEAR.

Ed è proprio con L’UOMO SENZA PAURA di Miller & Romita Jr che la DAREDEVIL COLLECTION ha deciso di partire, quindi quale scusa migliore per rileggere le origini di uno dei migliori personaggi dei fumetti [il preferito del sottoscritto] e parlarne un po con voi?

Here we go!

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Matt e Stick si allenano sopra i tetti di Hell’s Kitchen in una bellissima tavola a doppia pagina di John Romita Jr.

Nato come adattamento cinematografico [poi andato perduto e “riciclato” come fumetto], “L’UOMO SENZA PAURA” è una rinarrazione delle origini di Daredevil in chiave Milleriana.
La storia prende spunto dalle famose origini narrate da Stan Lee nel 1964 [quindi la storia del padre Battlin Murdock, l’incidente con scorie radioattive, ecc] mischiandole con l’operazione di retcon ad opera dello stesso Miller durante la gestione della serie regolare tra il 1981 e il 1983 [parliamo della relazione adolescenziale tra Matt ed Elektra, l’addestramento con Stick e altri piccoli particolari].

Il fumetto però non si limita a mettere ordine nel passato del personaggio, Frank Miller approfitta di quest’occasione per approfondire la psiche di Matt esplorando quel periodo della sua vita che lo ha portato dall’essere un semplice bambino di Hell’s Kitchen a diventare un vigilante mascherato.
Prima di THE MAN WITHOUT FEAR infatti non si era mai visto il piccolo Matt comportarsi in modo diverso dal bambino e studente modello. Miller racconta di come la continua pressione del padre che lo spingeva ad essere migliore di lui [un pugile fallito immischiato in affari sporchi] e a stare sempre relegato in casa a studiare, abbia fatto crescere dentro Matt una sorta di energia repressa, un misto di rabbia e di ribellione che si esprime in piccoli atti di vandalismo da piccolo come quando ruba il manganello di un poliziotto [e lo sbirro muuuto] e vere e proprie follie da grande, tipo guidare a cannone un’auto sul bordo di un precipizio nel bel mezzo di una bufera di neve [ci sarà un motivo se lo chiamano “l’uomo senza paura].

A far “esplodere” questa voglia di ribellione e libertà sarà Elektra, una ragazza che non conosce la paura ne il significato di “ordine“. Più che una relazione la loro viene dipinta come un’avventura a tratti incredibile a tratti tossica a danni di entrambi [Matt viene spinto a fare cose che non dovrebbe fare ed Elektra avrà un compagno che lo asseconderà nelle sue pazzie].
Quella con la ninja greca sarà il primo vero amore di Matt, la storia più folle ma anche la più passionale che abbia mai avuto.

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Molto spazio viene riservato anche all’amico Foggy e alla nascita della Nelson & Murdock [con tanto di simpatica spiegazione del perché un cognome venga prima dell’altro] mentre tutto l’ultimo numero si concentra sulla sua prima vera missione come vigilante [escludendo il faccia a faccia con gli assassini di suo padre anche questa rimaneggiata per l’occasione].

Ai disegni troviamo un John Romita Jr. in formissima che riesce a dare il meglio di se in ogni singola tavola [e ve lo dice uno che non va matto per Romita Jr.]. La sua mano crea delle bellissime tavole, molto dinamiche nelle scene d’azione.
Ma il meglio di se lo da nelle ambientazioni, dalla New York caotica teatro di un terribile vicenda con protagonista Elektra e una banda di motociclisti, alla Hell’s Kitchen sporca e malandata passando per la visuale dei tetti della città dove Stick e Matt si allenano.
Meraviglie per gli occhi!

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Hell’s Kitchen secondo Romita Jr.
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E un po di sana violenza per il diavolo.

Altro merito di Romita è quello di aver creato la proto-suit di Devil, il costume total black con bandana che precede quello ufficiale giallo [retconato a secondo costume] e da cui si sono ispirati per l’adattamento cinematografico del personaggio in “PROCESSO ALL’INCREDIBILE HULK” prima e la serie netflixiana “DAREDEVIL” poi.

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Anche se una è leggermente più figa dell’altra.

IN CONCLUSIONE: THE MAN WITHOUT FEAR è il perfetto inizio per chiunque voglia avvicinarsi al Devil del fumetto. La storia cruda e molto terra terra caratterizzano perfettamente quello che è il personaggio di Daredevil nella sua più riuscita incarnazione [quella di Frank Miller, off course].
Allo stesso modo però, il fumetto è forse più indicato a chi il cornetto lo conosce già. Ci sono alcuni punti poco chiari nella storia che si rifanno direttamente alla serie regolare [come la morte del padre di Elektra e la sua conseguente separazione da Matt che non viene ripresa ne spiegata perché appunto già narrata nella la run di Miller] oppure la morte di Jack Murdock che viene illustrata solo dal punto di vista di Matt, un’escamotage riuscito ma che potrebbe lasciare un po confusi i neofiti del diavolo [a cui per altro consiglio la lettura di BATTLIN’ JACK MURDOCK, una storia interamente dedicata al padre di Matt, scritta e illustrata dal nostrano Carmine Di Giandomenico e recensita da me QUI].

Quel che è certo è che l’opera firmata Miller/Romita Jr è un must per ogni amante del fumetto, una pietra miliare che ha fatto scuola, immancabile nella collezione di ogni amante della nona arte.

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11 risposte a "DAREDEVIL COLLECTION: L’UOMO SENZA PAURA – RECENSIONE"

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  1. Chi non mi conosce non può sapere che sotto il cappello del personaggio di Daredevil si annoverano alcune delle storie a fumetti che io maggiormente idolatro: non parlo solo di alcune delle più belle storie Marvel, ma supereroistiche in generale ed almeno in due casi, poi, due graphic novel che sono persino entrate nel mio pantheon personale dall’ingresso principale, spalancando le due pesanti ante del grosso portone alto fino al soffitto, con un calcio: parlo di “Elektra: Assassin” e “Daredevil: Love and War”, entrambe scritte da quel genio di Frank Miller e disegnate da quell’adorabile pazzoide, incredibilmente dotato, di Bill Sienkiewicz (che cominciai ad ammirare già nei “New Mutants” e che negli anni successivi ha inondato il mio spirito di tracotante bellezza).
    Ancora oggi, quando riprendo in mano l’albo di grande formato della Star Comics, mi si accappona la pelle guardando quelle vignette e l’enormità della camicia di Kingpin, quasi una carta da parati che esce dalla tavola e l’intelligenza sottile linguisticamente evoluta, con i dialoghi 2.0, di un Miller in stato di grazia (come quando definisce il killer di cui non ricorda il nome “not Monday”, perché il suo vero nome assomiglia a Monday ma non lo è interamente).
    Aggiungendoci poi tutta la saga della nostra killer Natchios, uscita mensilmente sul periodico per i disegni di David Mazzucchelli (che ad onor del vero ha dato il suo massimo in casa Dc con “Batman: Year One”, dove il suo commissario Gordon è in nuce l’archetipo a cui si ispireranno sia Nolan sia Gary Oldman) ed il decadentissimo romanzo a fumetti di “Elektra lives again” (questo, invece, artefice visivo di molte delle messe in scena ideate dal benemerito Goddard), abbiamo un personaggio, forse minore (come hai giustamente detto tu), ma con una classe ed un’energia narrativa che non venne scalfita nemmeno dai turbamenti cosmici del fantastico gruppetto residente nel Baxter Building o dall’arrampicamuri con tanta responsabilità e tanta sfiga con le donne.

    Si, perché Daredevil è il Batman della Casa delle Idee, senza esserne il clone, senza essere ossia l’ennesimo riccone che decide di sfidare il crimine, perché vive ad Hell’s Kitchen e la vuole proteggere, come un Ronin senza padroni e Miller non poteva che esserne il cantore ed è bellissimo il tratto così materico di Romita Jr. che digievolve (mi è scappato un verbo proveniente dall’infanzia…) lo stile dall’anatomia espressionista che era stato prima del “King” Kirby.

    Tu, potente Bail Organa Dog, non sei cieco e nemmeno avvocato (su tutto il resto non so), ma con una coincidenza che mi fa spavento, ho spesso pensato a te come ad un Daredevil che difende l’aura magica del fumetto in questo mondo di piattezza internettiana: davvero, ogni volta ti vedo sempre più come un guardiano (non una sentinella), un cavaliere templare armato di cultura ed ironia, che guarda da sotto l’elmo il frastuono visivo dei cinecomic che si stanno allargando su charcter immortali, come slime fangoso uscito da colossali bidoni squarciati (come quelli che accecano Murdock e lo rendono eroe).
    Ad maiora.

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    1. Bellissime parole le tue.
      Parole di una persona che non si limita a leggere fumetti, ma li assimila, se ne nutre, lasciando che storia e personaggi entrino nel suo animo danzando e ondeggiando tra le parole di uno scrittore dalla penna pericolosa e le illustrazioni di un artista dal tratto divino
      Siamo molto affini in questo karissimo Kasa, ci sono storie [siano essi film, libri o fumetti] che una volta lette non escono più dalle nostre vite!

      Le opere da te citate le conosco perfettamente [of course] e condivido appieno quanto hai detto, specialmente sul maestro Bill Sienkiewicz.
      Per me Devil [lo chiamo all’italiana, è più forte di me, così l’ho conosciuto e così continuerò a chiamarlo 😀 ] è un personaggio fenomenale, unico, per certi versi anche superiore al crociato incappucciato della DC [con cui ha in comune tutto e niente ma quel tanto che basta per attirare la penna di Frank Miller], un personaggio con cui si possono raccontare storie supereroistiche classiche, thriller urbani [come non citare Bendis], storie dalle forti tinte politiche come la run di Ann Nocenti ma anche la sopracitata “Elektra Assassin”, addirittura racconti onirici e poetici accompagnati da tavole che vanno oltre la definizione di fumetto [e mi riferisco ovviamente a Sienkiewicz ma in tempi moderni anche al grande David Mack].
      Insomma un grandissimo personaggio, il mio preferito [come non perdo occasione di ricordare] e sono contento che un appassionato illustre come te la pensi allo stesso modo 🙂

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  2. Quello di “Devil” (in segno di rispetto a te, lo chiamerò anch’io in quest’occasione così) è l’unico nomignolo che non userò mai per appellarti, mentre continuerò a giocare con tutti gli altri soprannomi, perché, come recita l’adagio, scherza con ifanti e lascia stare i santi e Devil so che sei tu. come detto sopra.
    Confermo che la pensiamo allo stesso modo.
    P.S. A proposito di Bendis, come stai ad hype per Jessica Jones?

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    1. L’Hype era già fuori scala, col nuovo trailer poi figurati, ho perso i sensi per qualche minuto 😀 [quanto è angosciante David Tennant?].
      Questa storia dei soprannomi alla Perry Cox ti sta prendendo proprio eh? Credo che comincerò a segnarmeli tutti, così alla fine ci farò un bel album ricordo 😀

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    1. Non sono ancora riuscito a farmi un’idea concreta sulla serie e il fatto che non ci siano precedenti fumettistici non aiuta [ma stuzzica di sicuro l’interesse].
      Per ora mi sembra solo un modo furbo per sfruttare quei personaggi secondari che nelle rispettive serie Arrow/Flash hanno ormai poco o nulla da dire [Atom e Firestorm in primis] e che attirano molto il pubblico [Cap Cold sta facendo strage di fangirl…mentre Black Canary continua a fare strage di noi maschietti XD ]. Per ricollegarmi al tuo articolo sui crosso over, questa è una di quelle classiche mosse fan service solo che invece di un episodio ci fanno una serie intera…

      Stai seguendo anche tu Supergirl? Che ne pensi? A me onestamente mi sembra di rivivere i più grandi errori fatti da Agents of SHIELD e Gotham nelle rispettive prime stagioni.
      Mi piace Supergirl ma l’approccio che stanno usando non mi convince del tutto…

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      1. A caldo ti dico subito che “Supergirl è una serie profondamente sbagliata e direi persino “malata” ed oltretutto ha intrapreso una strada che se continuerà a percorrere rischia di farla letteralmente spazzare via dalla “Man of Steel” di Goyer dei prossimi anni…
        Dall’altra parte, continui fan-servie come quello di Legends (concordo con te) aprono tutte le possibilità ma decisamente verso il basso… come dire che, al centro c’è lo stile Civil War ed Avengers (parlo di MCU), con da un lato il picco verso l’alto dello stile Netflix e dall’altra parte lo stile Gotham (e nel mucchio “Arrow“, “The Flash“, “Supergirl“, con i loro distinguo, chiaro…).
        Tre modi di concepire il supereroe in cinema e fiction, ma poi la testa è quella dei produttori prima ancora che degli scrittori: Goddard non avrebbe potuto lavorare così alla NBC…
        Il mio continuare a seguire “Supergirl” (guardare è diverso da apprezzare) mi ricorda l’attaccamento infantile che avevo a testate supereroistiche che facevano davvero schifo e continuavo a seguire per una sorta di masochistico desiderio di completezza, nella speranza stupida che prima o poi sarebbe cambiata…
        Per carità, meglio “Supergirl” di “NCIS” o della maggioranza di procedural tutti uguali… almeno qui la protagonista vola, è bionda ed ha il mantello, eh!

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      2. Se non fossi un appassionato di fumetti e non avessi il classico feticismo verso la figura di Supergirl, la serie l’avrei già abbandonata [ad una serie do solitamente 3 puntate di possibilità per conquistarmi…dopodiché ciaone].

        Con questo pensiero però avrei abbandonato tempo fa anche Agents of SHIELD e soprattutto GOTHAM che mi ha tritato i cosiddetti dalla prima all’ultima puntata, eppure nell’enorme calendario telesupereroistico della settimana queste due sono tra le migliori in circolazione [non credevo che GOTHAM potesse migliorarsi tanto, ora invece ha superato Arrow nella mia classifica delle serie che seguo].

        Questo per dire cosa? Che Supergirl un domani potrebbe migliorare?
        Forse, di sicuro non diventerà un capolavoro di serie [AoS e Gotham avevano un problema di messa in scena…di Supergirl è sbagliato proprio il concetto] ma qualcosa di piacevole da vedere senza alzare gli occhi al cielo ogni due minuti sarebbe già un passo avanti [ma in fin dei conti come dici tu c’è una bella bionda in gonnella con tanto di S sul petto…me ne guarderei anche 8 di stagioni XD]

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